CATANZARO È stato assolto, in appello, perché il fatto non sussiste, il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, dall’accusa di minacce aggravate dal metodo mafioso nei confronti dei proprietari della struttura turistica Porto Kaleo. In primo grado il processo, con rito abbreviato, si era concluso con la derubricazione del reato da tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso a minacce aggravate dal metodo mafioso e la condanna a un anno e sei mesi per Nicolino Grande Aracri. Ma in appello l’accusa non ha retto e si è sgretolata in una assoluzione. La vicenda di Porto Kaleo, struttura turistica che si trova a Cutro, di proprietà dell’imprenditore Giovanni Notarianni, era emersa nel 2013 quando il 54enne Nicolino Grande Aracri e altre cinque persone finirono in manette con l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose perché, secondo gli inquirenti, avrebbero preteso, con minacce, dai proprietari del villaggio turistico, un milione e mezzo di euro. A processo finirà, però, solo Grande Aracri, assistito dagli avvocati Gregorio Viscomi e Salvatore Staiano. Parte civile nel processo si era costituita l’associazione Libera, rappresentata dagli avvocati Enza Rando e Michele Gigliotti.
Anche nel fascicolo “Kiterion” che contempla il grande giro di affari e gli illeciti della cosca crotonese, il villaggio turistico viene annoverato, insieme ad altre strutture come Capopiccolo, Praialonga o la Baia degli Dei, come oggetto di «sistematiche estorsioni e/o infiltrazioni, in qualche caso tentate, ai danni dei villaggi turistici del litorale ionico la cui gestione era frutto di preventivi accordi tra i maggiori esponenti della ‘ndrangheta locale, che consideravano le strutture turistiche una personale ed inesauribile fonte di guadagno». In più, lo scorso primo aprile un incendio ha distrutto il bar sulla spiaggia di porto Kaleo. Nel 2003, invece, era stato distrutto il ristorante sulla spiaggia. E nel 2005 l’intero albergo era stato divorato dalle fiamme, registrando una perdita di un milione e 100mila euro.
Cosa si celi dietro alle vicende di questa struttura non è stato ancora chiarito. Sono attese ora le motivazioni della sentenza e l’eventuale ricorso in Cassazione.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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